Migliana
La desinenza del nome fa supporre che la località sia stata fondata dai Romani, probabilmente dal console Emilio. In epoca medievale è stata dominio degli Alberti; alla loro presenza sono riconducibili almeno due delle tre antiche fortificazioni, i cui ruderi sono ancora visibili, (una a Castiglioncello e un paio nei pressi di Monte Castiglione). Entrambe erano situate in posizione favorevole per controllare la viabilità sottostante e le rocche sul versante opposto del Bisenzio, come quella di Cerbaia e di Montauto.
L’edificio più antico del paese – oltre alle fortificazioni adesso in rovina – è la Chiesa Vecchia, che compare in documenti del 1189. La chiesa nuova, costruita a fianco della precedente alla fine degli anni ’30 del secolo scorso e dove adesso vengono celebrate le funzioni, è dedicata a “Santa Maria Assunta”. Al suo interno, un affresco, che decora l’abside poligonale. Si tratta dell’ “Assunta, gli Evangelisti e il popolo di Dio” (1998), opera di Silvestro Pistolesi.
La vita nei secoli scorsi a Migliana era caratterizzata, come in molti paesi di mezzacosta dell’Appennino, da attività legate al bosco e all’agricoltura. Le castagne, di varie tipologie particolarmente adatte alla trasformazione in farina, hanno da sempre costituito il bene primario, sia per l’alimentazione della gente del posto che per il commercio. In passato si coltivavano anche cereali e viti; adesso i prodotti di eccellenza, oltre alla castagna, sono l’olio e le patate. La coltivazione di olivi a questa quota, infatti, è agevolata dalla scarsa o nulla presenza di agenti dannosi per il frutto, come la mosca, che predilige zone più basse. La patata, che è stata giudicata fra le migliori della Val di Bisenzio, trae giovamento da terreni con poco ristagno, come quelli di Migliana: il risultato è un tubero dal sapore corposo e dalla polpa asciutta, molto adatto a tortelli e gnocchi.
E sempre grazie all’altitudine e al suo verde, Migliana è diventata famosa fin dal secolo scorso come meta di villeggiatura estiva. Ai giorni nostri il borgo è vivace in ogni stagione: molti i visitatori richiamati dalle eccellenze gastronomiche (schiacciata, cantuccini, salumi – esportati in varie parti del mondo –, castagne, funghi e tortelli di patate) e dalle sagre. Da metà dicembre alla fine di gennaio, numerosi presepi vengono allestiti dagli abitanti in ogni frazione, suggestivi per il loro collocamento in nicchie, stalle, pareti rocciose e per i meccanismi che ne rendono alcuni dei veri gioielli di artigianato, raccolti in una Via dei Presepi che ha una tradizione di diversi decenni. Migliana, inoltre, è la porta di accesso dal lato est alla Riserva Naturale Acquerino Cantagallo. Questo la rende la base ideale per molti sportivi, camminatori e amanti della natura che ogni fine settimana partono dal borgo per raggiungere in poco tempo mete come il Vespaio, le Sorgenti del Bisenzio e Le Barbe.
Sentiero dei Tabernacoli
Coincide in buona parte con il sentiero Cai 16, su quella che secoli fa veniva chiamata “Via di Pistoia”, ed è costellato da numerose edicole mariane, di diversa epoca. Il tabernacolo dell’Uccellaia, adesso ricostruito a Le Piastre, per esempio, risaliva al 1560, quello di Osea – l’ultimo, nella parte più alta, lungo la strada per le Cavallaie – è del 1749. La gente del posto ha costruito tali edicole proprio nelle zone dove si svolgeva gran parte della giornata, dato che i mestieri dell’epoca si strutturavano nel bosco, fra castagne, legname e carbone. I tabernacoli erano quindi un’offerta alla Madonna – talvolta per una grazia ricevuta, talvolta per un evento importante – ed avevano carattere propiziatorio, sia per la protezione del raccolto che per il viandante che utilizzava il sentiero, recandosi dalla valle del Bisenzio alla valle dell’Agna tramite il passo delle Cavallaie. I Migliani da tempo immemorabile, ogni anno, in occasione della festa dell’Ascensione, rendono omaggio alla Madonna con una passeggiata, fiori e preghiere lungo il sentiero, assai suggestivo, che lambisce il paese addentrandosi in boschi e castagneti. Dalla maggior parte dei tabernacoli di crinale si snodano sentieri che scendono verso il torrente Trogola – dal lato opposto rispetto al paese di Migliana – che segna il confine con la Riserva Naturale Acquerino Cantagallo.
Alcuni tabernacoli accompagnano il visitatore fin dall’inizio del borgo, sulla strada principale: chiudevano il tradizionale Giro dei Tabernacoli, che iniziava e finiva alla Chiesa, dopo la Messa che veniva celebrata al tabernacolo di Filetta (1923), posto in un suggestivo castagneto secolare poco sopra al Vivaio. Solo recentemente il luogo della Messa è stato spostato attorno ad un tabernacolo di recente costruzione, del 1993, posto sopra la fontana del Vivaio.
Strada delle Cavallaie
Sopra il luogo chiamato il Vivaio, dove sorgevano alcuni lavatoi del paese, un tabernacolo costruito nel 1993 in occasione della partenza dell’allora parroco verso una missione, accompagna il visitatore verso la salita che arriva al passo delle Cavallaie e prosegue poi verso il passo degli Acandoli. La strada bianca, realizzata nel secolo scorso come strada forestale, attraversa antichi castagneti ancora curati e produttivi. Alcune installazioni in legno, lungo il percorso, riportano passi del Vangelo e le preghiere che hanno accompagnato per anni il tradizionale Giro dei Tabernacoli. Una curiosità: la struttura meccanica posta sulla destra, dopo poche curve dal Vivaio, è la pompa che da qualche anno estrae l’acqua che serve l’abitato di Migliana (ha rimpiazzato una vecchia pompa posta sotto il paese, danneggiata dalla paleofrana che nel 2014 ha creato molti danni alle abitazioni nella conca del rio della Villa).
Un bivio, quasi al termine della salita, porta da un lato al passo delle Cavallaie, dall’altro all’area vaianese del monte Javello. Procedendo verso il lato vaianese, la strada attraversa castagneti inselvatichiti: dopo un ricovero per pastori e boscaioli, sulla sinistra, si arriva in una decina di minuti alla Fonte alle Fate, una delle numerose sorgenti della zona. L’acqua che viene raccolta in una vetusta vasca da bagno, nasce dalle rocce poco sopra.
Fonte del Prete
In mezzo ad una suggestiva faggeta si trova la Fonte del Prete, posta in un pianoro nell’alta valle del Rio di Pollatia, alla base dell’ultima risalita prima del crinale del monte Javello. Sopra la fonte, una lapide del 1878 recita: “A durevole ricordanza del cav. Giuseppe Vai, uomo rettissimo di rara prudenza che l’orientale parte di questo monte volle studiosamente inselvata e le piantagioni dalle rovinose acque solerte boschicultore difese”. Giuseppe Vai, proprietario della Villa del Mulinaccio, appassionato di botanica e coltivazioni, nella seconda metà del 1800 si occupò dei vari rimboschimenti del monte Javello.
Pian delle Vergini
Poco sopra la Fonte del Prete, raggiunta la sommità, si estende un pianoro prativo chiamato Pian delle Vergini, una volta ricco di piante di lampone. Tutta la sommità dello Javello, dal Pian dei Massi al Capanno del Duca, presenta una corona di faggi di alto fusto, di grandi dimensioni: sono i Faggi di Javello (o Faggi Grossi o Faggi del Vai). Si tratta di “serre”: la loro funzione era un tempo quella di segnare i confini e riparare le zone di crinale; gli alberi venivano fatti crescere e allevati con cura e tagliati solo in rarissime occasioni.
Nella zona, dal 22 febbraio alla fine di marzo del 1944 ebbe sede il campo della formazione partigiana Orlando Storai; dal giugno fino ai primi di settembre dello stesso anno quello della brigata Bogardo Buricchi, costituitasi dopo lo scioglimento della precedente formazione. Il 25 aprile del 1946 fu collocato nella zona un piccolo ceppo, in memoria della guerra di Liberazione, poi demolito e ricostruito negli anni ’70 del secolo scorso. Proseguendo verso le Cavallaie, un tabernacolo dedicato alla Madonna racchiude l’immagine sacra che era collocata una volta sul grande faggio retrostante (Faggio della Madonna), in una piccola radura che in primavera si accende di bellissime fioriture.
Passo delle Cavallaie – Croce Biancalani
Ai piedi del monte Cavallaie si trova il passo omonimo, ad un crocevia di sentieri che portano, da un lato a Montemurlo (e alla Fattoria di Javello, proprietaria dei boschi della zona, su terreni in parte ceduti al Demanio e facenti parte del Complesso Forestale Acquerino Luogomano e della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo), dall’altro verso Migliana. Proseguendo verso il passo degli Acandoli, si inizia ad intravedere la sagoma di Poggio Alto; vetta abbastanza spoglia di vegetazione da cui si gode una vista a 360 gradi sulle vallate circostanti.
Grazie alla visibilità data dalla posizione, durante la ritirata del fronte, nel 1944, l’esercito tedesco collocò una postazione sul monte, da cui poteva controllare la risalita delle armate di liberazione del Commonwealth, che arrivavano da Montale. La zona fu teatro di una delle più sanguinose battaglie dell’area, dove trovarono la morte sia soldati tedeschi che giovanissimi soldati provenienti dall’India, arruolati nell’esercito inglese.
Un antico sentiero, restaurato recentemente, parte poco dopo il passo delle Cavallaie e conduce alla strada che collega il passo degli Acandoli al Vespaio. Fra suggestive faggete e numerosi corsi d’acqua (che vanno a formare, più in basso, il rio degli Acandoli) il percorso passa davanti alla croce installata nel punto dove furono uccisi da alcuni reparti fascisti, il 15 aprile 1944, i cugini Imo e Luigi Biancalani. Giovanissimi (uno era del 1927, l’altro del 1925), furono uccisi con colpi di arma da fuoco mentre erano intenti nel loro lavoro di boscaioli, forse perché scambiati per partigiani.
Cascina il Vespaio
Storico edificio appartenuto alla Fattoria di Javello, adibito alle funzioni contadine e restaurato alla fine del secolo scorso con funzioni di rifugio e di centro di recupero sociale. Il Vespaio è uno degli edifici appartenenti al Demanio Regionale adibiti a servizio di fruizione della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo (insieme a Cascina Le Cave e Cascina di Spedaletto, rispettivamente adibiti a rifugio e centro visite; a Cerliano e a Cascina Le Barbe troviamo due bivacchi).
La cascina un tempo ospitava bovini e qualche coltivazione erbacea nelle radure circostanti, ma la maggior parte della produzione del Vespaio proveniva dai castagneti da frutto che circondano tutta la zona.
Dopo la gestione affidata ad un consorzio pratese e dopo anni di abbandono, il Vespaio è adesso gestito dall’azienda agricola dei monaci dell’Abbazia Di Montecuccoli dell’ordine degli Esicasti Di San Giovanni Climaco.
Sorgenti del Bisenzio e Mulino dell’Almanacco
Le cosiddette “Sorgenti del Bisenzio”, sono rappresentate dall’unione di due torrenti, il Rio delle Barbe ed il Trogola. Il primo nasce dalle pendici del Monte Bucciana, l’altro dal versante del Monte Javello, in zona Le Cavallaie (fonte delle Frascine). La teoria, recente, che vede nascere il principale fiume pratese dalla confluenza di questi torrenti, è suffragata da uno studio effettuato alla fine del secolo scorso dal CDSE (Centro di Documentazione Storico Etnografico). Dal nome – “bis” “entius”, ovvero doppio corso d’acqua – la ricerca ha portato all’individuazione di due torrenti con bacini idrografici e portata simile, il Trogola e le Barbe, appunto. Storicamente, diverse ipotesi sono state fatte sulle sorgenti del fiume: quella più accreditata (e universalmente accettata dagli abitanti), espressa anche da Emilio Bertini, fondatore del Cai di Prato nella sua “Guida della Val di Bisenzio” del 1881, è che il nome Bisenzio venisse dato al tratto che partiva dal Mulino della Sega, dove nel torrente Trogola arrivano le acque del Rio di Bacuccio.
Ponte di Trogola
L’antico ponte nella tradizione locale riporta diversi nomi: Ponte di Trogola, Ponte di Taglianico, Ponte di Luogomano. Collega le frazioni di Cantagallo e Luogomano a Migliana e da lì, su una lunga strada resa carrabile verso la metà del secolo scorso, che passa da Schignano e da Figline, porta alla piana pratese. Tutt’ora il tratto asfaltato della strada è denominato via di Cantagallo e una buona parte si snoda nella parte settentrionale del capoluogo di Provincia.
Quella chiamata “strada delle Svoltoline”, che inizia dal ponte, era il percorso che si faceva da Cantagallo per portare le merci al mercato di Prato. Serviva inoltre per fare acquisti e per far visita ai parenti della piana; durante la guerra, fu la strada che molti sfollati percorsero per trovare riparo sia nel borgo di Migliana che negli edifici rurali dei boschi circostanti (ancora presenti, fra i castagneti inselvatichiti dell’area i paesi “fantasma” di Taglianico e Valipiana, abitati fino agli anni ‘50/’60 del secolo scorso, adesso in rovina: edifici costruiti a basso costo e tenuti insieme da fango, persa la copertura, son stati in poco tempo rovinati dall’acqua).
Lungo la strada delle Svoltoline (che coincide con l’inizio del sentiero Cai 38, che collega Migliana col crinale fra i monti Bucciana e Cicialbo), troviamo castagneti secolari dove, con un po’ di fortuna, è possibile avvistare gli animali che da qualche decennio sono tornati ad abitare la zona: caprioli, cervi, cinghiali.
Poco prima del paese, una croce in ferro, la Croce dei Montini, indica l’intersezione col Sentiero dei Tabernacoli.
Pian di Valicaia
Ampi e pianeggianti castagneti secolari fanno da cornice a Monte Castiglioni, la sommità più alta della zona. Qui, in epoca medievale, fu costruita una fortificazione, a mano, probabilmente, di un ramo degli Alberti che aveva necessità di controllare i confini con Prato, con Vernio e con il parentado che sul versante opposto era proprietario della Rocca di Cerbaia.
Sulla cima del monte restano i ruderi di quella che doveva essere un’importante e articolata costruzione e non solo una postazione di avvistamento. A decantare l’amenità del luogo e la sua leggenda – la drammatica vicenda della figlia del signore del castello e del suo amante di rango inferiore – Emilio Bertini nella sua “Guida della Val di Bisenzio”.